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A PENNELLO

Ruvido

aspro

tu stupri la materia

la pieghi

la sconvolgi

 

ardi e bruci

acceso

ti contorci

al soffio

che ti consuma.

 

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Com'è tenue

dolce

tremolante

la nebbia

che sprigiona

dalle tue marine

 

carnale il velo

dal tuo dito

posato sui soli

morenti

sulle cascate

arcobaleno

 

L'avrà prestata

Aladino

della sua lampada

la luce che

di cipria avvolge

i tuoi sogni eterei.

 

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Riversa

nel vortice

della sua vertigine

chiusa

palpitante

in acme d'estasi

 

l'hai colta

in flagrante

santa

sfiorata

appieno

d'angelica magia.

 

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Sono larve nascenti

embrioni abortiti

oppur di vita spoglie

infine putrefatte?

 

patetici abbozzi

d'un pittore maldestro

forse d'un creatore

rigurgiti spietati?

 

Comunque maschere

perverse disturbanti

pianeta popolato

da cloni degenerati.

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