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COSI CON DUE GAMBE

Dondolava eterea,

credevi di toccarla,

ma di scatto fuggiva,

libellula sull'acqua.

 

Sul ghiaccio scivolava,

pattinatrice agile,

al suono di una musica

amara e dolce.

 

T'illudevi di stringerla,

macché... lontana già

la perdevi di vista,

più ancora di cuore.

 

Per un istante breve,

s'era posata, credo,

su un raggio di luna.

Ma forse... era miraggio.

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Elegantissimo,

baffetti ben curati,

camicia immacolata

sopra i jeans firmati,

 

una ventiquattr'ore,

al polso un Cartier,

extra larghe le spalle,

e il bacino stretto.

 

Fissava le ragazze

che per strada incrociava

con aria da padrone,

come se gli bastasse

 

un fischio, per farle, nude

e molli, in braccia sue

cadere, pere cotte,

che non chiedono altro.

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Spesso la incontravi

girando qualche angolo

di strada contro vento

vicino al mercato.

 

Patetico fagotto

vestita di straccetti,

i capelli scomposti,

trascinava i piedi,

 

non guardava nessuno,

salvo lontano, un punto,

che lei sola vedeva

ad un'altezza media.

 

Parlottava tra sé,

discorsi a brandelli,

in una lingua strana

che nessuno capiva.

 

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Contento di sé stesso

lo era stato sempre,

annunciava i suoi anni

ognuno una vittoria.

 

Era piacere vero,

se non si prolungava,

sentirlo raccontare

le multiple prodezze

 

che lieto granellava

con un largo sorriso

e l'animo felice.

Aveva fatto questo,

 

era stato di là,

niente, pure nessuno,

scalfiva la certezza

che sempre l'infiorava.

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