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DIARIO DI UN ADDIO

 

 

 

Questa notte il cielo

è di velluto nero

bucato di punti luce

 

vieni sulla terrazza a guardare le stelle

 

lontano un cane abbaia

gracidano le rane

tra poco sentiremo

la civetta   sentinella

sul cipresso di fronte

ogni tanto sorprende

il fischio sibilante

del treno nella pianura

ora sciolti i battaglioni

della brace e del piombo

l'aria s'è fatta lieve

tiepida   profumata

 

ti prego

vieni sulla terrazza a guardare le stelle.

 

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Liquida lunga scia

della barca filante

breve parentesi

inafferrabile

a passaggio avvenuto

dopo morsa la vita

richiudi le tue mascelle

liscia dietro di te

lasciando la pelle d'acqua

sopra le nostre scorie.

 

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Non la smettete mai

miei occhi della mente

di scrutare

frugare

in fondo all'incavo

dolente vaso sacro

container senza sede

schiume

lampi

lacrime

brodaglia che ci nutre

lago in cui nuotiamo.

 

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Incosciente chi nasce

inconsapevole

dall'onda amniotica

su rive sconosciute

viene abbandonato

dal buio alla luce

accecato s'avvia

e così   all'oscuro

di progetti e percorso

infimo grumo d'atomi

vaga

per un infimo tempo

in cerca di appoggi

perché senza risposta

fino all'attimo

dell'incerto rientro

nell'ombra originaria.

© 2015 by Edith de Hody Dzieduszycka

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