Edith de Hody Dzieduszycka
Trivella
Genesi, 2015
Andata ritorno
In frantumi
testa
petto
corpo intero
dolore
frastuono
luci
E poi
lo sfilarsi da se
l'allontanarsi
il diluirsi
il sentirsi rarefatto
in una bolla
leggera
Il perdersi
per ritrovarsi
sguardo nudo
che contempla
smarrito
l'involucro svuotato
rimasto là sotto
Il sapersi
o forse no
uno di quegli
andati
spariti
non del tutto
o forse sì
la cui essenza
inconsistente
fuoriesce
dall'astuccio spaccato
e liberata
libera
nell'etere
galleggia.
Nulla per te
Il freddo pungeva
intenso
tagliente
Una luminosità
insieme violenta e velata
calata a strapiombo
schiacciava ogni cosa
privandola dalle ombre
e dalle sfumature
che regalano rilievo
alle superficie più banali
La strada di terra sulla quale
in quell'istante
camminava
non era piana
anzi
Irregolare
polverosa
piena di bozzi buche radici sassi
Sotto quella luce impietosa
sembrava però un nastro
grigio e piatto
tra gli arbusti neri
che la costeggiavano
Strani fiori sconosciuti
carnosi e vellutati
s'intrecciavano
con i rovi spinosi
Offrivano le loro corolle
intrise e livide
aperte come bocche avide
esalando i sentori
dolciastri del loro alito
Stava attento
a non toccarli
a nemmeno sfiorarli
nel timore del loro contatto
forse velenoso
Il cielo
Era come se non ci fosse
Una superficie uniforma
lattiginosa
una distesa opalescente
che si stendeva
sopra i rami
da oriente
ad occidente
Il tetto assente di una gabbia
che vuole illudere di libertà
ma lo faceva sentire
invece
granello infimo
di un meccanismo
di cui non conosceva
né aveva
mai
capito il funzionamento
Puntino minuscolo
in un'immensità
nemmeno ostile
soltanto lontana
Indifferente